L'Accademia

Un romanzo d'avventura, o, più semplicemente, un insostituibile spaccato della vita - non solo musicale - di Roma e dell'Italia. Grazie alla sua adattabilità alle vicende storiche la Filarmonica romana sta per festeggiare duecento anni. Sorta per iniziativa di un gruppo di nobili dilettanti (che dunque non potevano farsi pagare per la loro perizia musicale), la Filarmonica si guadagnò spazio nella città del papa-re grazie soprattutto all'esecuzione di opere in forma di concerto, sottratte alla caotica (e censurata) vita dei teatri romani; molti lavori di Rossini, Donizetti, Verdi approdarono così a Roma. Il principio dell'Accademia era semplice: soci «esercenti» obbligati a prestare la loro opera musicale; soci «contribuenti» a pagare per il sostentamento. Le grandi esecuzioni operistiche e corali erano soprattutto l'espressione di una comunità dinamica e assetata di novità, non un sistema produttivo messo in piedi a scopo di lucro.

Per tutto l'Ottocento dilettanti e professionisti, nobili e borghesi, liberali e papalini si sono incrociati, misurati e affrontati nelle vicende della Filarmonica, vicende che tutt'oggi vivono negli archivi gelosamente custoditi. Il visitatore può leggervi le trasformazioni della società italiana dopo che Roma nel 1870 divenne capitale; la Filarmonica, che non aveva nascosto la sua simpatia per i Savoia, commemorò per decenni la morte dei Re d'Italia con una solenne cerimonia e un concorso per la composizione di un Requiem.

La maggior novità fu però il tramonto dell'epoca dei dilettanti e la sempre maggior necessità di professionisti. Dopo aver inaugurato precocemente, ancora nel diciannovesimo secolo, l'era dei direttori artistici (con Giovanni Sgambati), la Filarmonica nel Novecento scelse alla sua guida , da Alfredo Casella in poi, figure ben note della musica italiana e si evolvette in una moderna società concertistica con le sue tante star in cartellone. Mantenne però alcune caratteristiche “eccentriche”: fiutando l'aria, privilegiando la musica nuova, serbando uno spazio alla danza e, come alle sue origini, alla musica teatrale.